La conchiglia simbolo del Cammino di Santiago

La conchiglia simbolo del Cammino di Santiago

    Il cammino di Santiago è un itinerario spirituale di forte impatto. Chi lo ha già fatto consiglia di partire da soli perché il viaggio si trasformi in un altro viaggio, ancora più profondo, dentro di sé.
 Il 2010 è Anno Giacobeo e parte del percorso verso le reliquie dell’apostolo Giacomo attraversa la Navarra. La regione è stata designata Porta del Cammino di Santiago.
 Da segnalare alcuni luoghi di particolare fascino: la chiesa di Santa Maria de Ujuè, il Santuario di San Miguel a Corella, i siti archeologici di Santa Criz e Andelos e, infine, la Strada Hemingway, creata appositamente per l’Anno Giacobeo 2010: Hemingway, infatti, ha soggiornato in Navarra e ha reso celebre questo territorio.
 Intraprendere il cammino di Santiago è un’esperienza unica. Svegliarsi prestissimo ogni giorno e camminare chilometri e chilometri, almeno venticinque al giorno, zaino in spalla per almeno un mese, allo scopo di raggiungere la meta, Santiago de Compostela.
 Tantissime persone decidono, non necessariamente spinte da motivazioni religiose, di trasformarsi in pellegrini ed iniziare questa avventura. Qualcuno la vive come una sfida, altri come un percorso di crescita interiore. Tutti quelli che ci sono stati hanno detto di essere tornati migliori e ben disposti ad apprezzare di più e sotto una luce diversa le cose semplici di tutti i giorni. La famiglia, la casa, gli amici, le serate fuori a chiacchierare e, persino, gli appuntamenti più impegnativi ai quali prendere parti vestiti eleganti e indossando il gioiello preferito.

San Giacomo Apostolo

   Giacomo, figlio di Zebedeo, pescatore, era uno dei 12 apostoli, come il fratello Giovanni Evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo per molti anni girò la penisola iberica per compiere l'opera di evangelizzazione. Tornato in Palestina fu fatto decapitare dal re Erode Agrippa, che temeva che l'apostolo acquisisse un eccessivo potereI suoi discepoli Attanasio e Teodoro ne raccolsero il corpo e lo trasportarono segretamente con una nave nei luoghi della predicazione. Sbarcati nei pressi di Finisterre si addentrarono in Galicia e gli diedero sepoltura. Nei secoli successivi si perse traccia del sepolcro.
Nell'anno 813 l'eremita Pelayo vide, per molti giorni successivi, una pioggia di stelle cadere sopra un colle. Una notte gli apparve in sogno san Giacomo che gli svelò che il luogo delle luci indicava la sua tomba. L'abate rimosse la terra che nei secoli si era depositata e scoprì il sepolcro. Ne diede notizia al vescovo locale Teodomiro che confermò la veridicità dell'accaduto. La notizia giunse presto al papa ed ai principali sovrani cattolici dell'epoca. Di qui iniziò il culto di Santiago (il nome è la contrazione di san Giacomo). Fu costruita una piccola chiesa sul luogo del sepolcro; ben presto sorse intorno una città che fu denominata Santiago de Compostela (da "campus stellae").


I pellegrinaggi


Da alcuni secoli gli arabi si erano insediati e dominavano la Spagna del Sud e quella Centrale. San Giacomo divenne il simbolo ed il protettore della Reconquista, il processo di riappropriazione da parte dei principi spagnoli della parte della penisola occupata dai
Mori. San Giacomo fu quindi raffigurato come santo-guerriero e denominato matamoro (uccisore dei mori). Si dice che numerose volte il  santo sia intervenuto in modo decisivo per aiutare i cristiani a sconfiggere i Mori nelle tante battaglie combattute nei secoli successivi (la Reconquista si compì nel 1492 con la definitiva sconfitta degli Arabi da partedel re Ferdinando e della regina Isabella "la cattolica"). Subito dopo la scoperta del sepolcro iniziarono i pellegrinaggi. I pellegrini confluivano qui da ogni parte d'Europa: la vilattea indicava la direzione da seguire. Il flusso in alcune epoche divenne imponente. Allapartenza veniva compiuto il rito della vestizione con la consegna della bisaccia: "Accipehanc peram… (Ricevi questa bisaccia, che sarà il vestito del tuo pellegrinaggio affinché,vestito nel modo migliore, sarai degno di arrivare alla porta di San Giacomo dove haidesiderio di arrivare e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi sano e salvo con grandegioia, se così vorrà Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli). Inoltre, fu consegnato il bordone (bastone): "Accipe hunc baculum, (Ricevi questo bastone, per sostegno del viaggio e della fatica sulla strada del tuo pellegrinaggio affinché ti serva a battere chiunque ti vorrà far del male e ti faccia arrivare tranquillo alla porta di San Giacomo e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi con grande gioia, con la protezione di Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli). Il pellegrino alla partenza si spogliava degli averi e spesso dovevavendere o ipotecare i beni per potersi finanziare il viaggio. Faceva testamento e dava disposizioni per il governo del patrimonio in sua assenza. Spesso la Chiesa interveniva attivamente in questa funzione di tutela. Questo stato particolare conferiva al pellegrino un particolare prestigio. La scelta di fare un pellegrinaggio era generalmente una libera decisione personale: per chiedere una grazia, per adempiere ad un voto o per una ricerca religiosa personale. Tuttavia, in molti casi era imposto come pena dal giudice o come
penitenza dal confessore per colpe o peccati di particolare gravità. Chi era ricco poteva mandare una persona a fare il pellegrinaggio per proprio conto. I pellegrini viaggiavanosolitamente in gruppo, per sostentarsi e proteggersi reciprocamente: i pericoli erano rappresentati dallo stato spesso precario delle strade, dalle catastrofi naturali e soprattutto dai banditi che infestavano le strade. Lungo il percorso si sviluppò una rete di servizi per il sostentamento dei pellegrini: chiese, monasteri, alloggi, ospizi, ospedali, locande, molti dei quali ancora visibili ai nostri giorni. Lungo il cammino nacquero paesi e città, furono costruite strade, ponti. Della protezione dei pellegrini dagli assalti dei briganti si occuparono per un lungo periodo molti ordini ospitaleri: tra essi principalmente i Templari (fino al loro scioglimento nel  secolo XIII). Molti re e personaggi noti effettuarono il pellegrinaggio: San Francesco fu uno di questi. Il pellegrinaggio a Santiago de
Compostela ebbe una rapida diffusione nel mondo cristiano, nel quadro del rifiorire della spiritualità che caratterizzò l'inizio del secondo millennio. Dante Alighieri (Vita Nova, XL,XXIV) parla di tre grandi vie di pellegrinaggio:
- una diretta a Gerusalemme: i pellegrini erano detti "palmieri" (le palme d'oltremare) e la palma era anche il simbolo del pellegrinaggio;
- una diretta a Roma: i pellegrini erano detti "romei" (da Roma) e il simbolo era la croce;
- una diretta a Santiago: erano i "pellegrini" propriamente detti (il luogo più lontano, piùperegrino) e il simbolo era la conchiglia.
Le grandi direttrici dei tre grandi pellegrinaggi del mondo cristiano erano costituite da:
- un insieme di vie che, attraversando la Francia su più tracciati, confluivano aRoncesvalles e a Puente la Reina, per dirigersi a Santiago de Compostela;
- un altro insieme di vie che, provenendo da diverse località europee, confluiva nella viaFrancigena fino a Roma; chi andava in Terrasanta proseguiva lungo l'antica via Appia finoai porti pugliesi. Questa stessa via era utilizzata, in direzione opposta, dai pellegrini che,partiti dall'Italia diretti a Santiago, valicavano le Alpi e si immettevano nella Via Tolosana. Ilpellegrinaggio verso Santiago ebbe periodi di maggiore o minore partecipazione. Fu sostenuto e promosso soprattutto dalla componente più illuminata ed evangelica della
Chiesa. Nel secolo XVIII iniziò un progressivo declino. La maggior parte delle strutture diaccoglienza cadde in abbandono; altre cambiarono destinazione d'uso. Una ripresa èiniziata negli anni '80 dello secolo scorso. Un decisivo contributo è stato dato dal 43°
Viaggio Apostolico di papa Giovanni Paolo II a Santiago de Compostela dal 19 e 20agosto 1989, in concomitanza con la IV Giornata Mondiale della Gioventù, dal tema "Io sono la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14,6). Mezzo milioni di giovani convennero a Santiago
de Compostela da ogni parte del mondo, e fu la maggior concentrazione di pellegrini mai registrata nella città. Da allora il flusso dei  pellegrini è aumentato progressivamente e in modo inarrestabile, tanto che, nei mesi estivi, si creano spesso situazioni di eccessivo
affollamento negli alberghi esistenti, nonostante le strutture temporanee aggiuntive chvengono allestite dai comuni, dalle parrocchie e dalle associazioni. Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d'Europa ha dichiarato i percorsi che portano a Santiago "itinerario culturale europeo", mettendo a disposizione risorse economiche per segnalare convenientemente il cammino, ristrutturare e costruire i rifugi per alloggiare i pellegrini. Nel 1993 l'UNESCO li ha dichiarati "patrimonio dell'Umanità". Il 25 luglio ricorre la festa di San Giacomo. Quando
questa giornata ricorre di domenica l'anno relativo viene dichiarato Anno SantoCompostellano. .
Fonti: Pellegrinando.it, Camminodisantiago.it e Web.tiscali.it/santiagopda
 

Il cammino


In cosa consiste il cammino? Quanto dura? Da dove si inizia? Perché si fa? Si può andare da soli? È adatto a persone di tutte le età? Bisogna allenarsi? Sono domande che si pone chi vuol fare il cammino - è ovvio - ma che chiunque può fare. Perché molto spesso
suscita sorpresa sapere che esistono ancora persone che, nel terzo millennio, compiono un atto che ha sapore antico, che comunemente si ritiene ormai da tempo superato o caso mai attribuibile solo a persone pervase da fortissima tensione mistico/religiosa.
Cos’è?
É impossibile trovare risposte che vadano bene per tutti e in tutti i casi. In genere ognuno ha una personale risposta, soprattutto alla domanda: "Cos’è il cammino?". Potremmo dire semplicemente che è il ripercorrere un tratto della strada che porta alla tomba di san
Giacomo de Compostela e che, in oltre un millennio, hanno percorso milioni di persone. Se è giusta questa definizione ne discende che il cammino deve essere fatto a piedi (c’è chi lo fa in bicicletta, a cavallo, in auto, ma è evidentemente un’altra cosa). In secondo luogo non è determinabile quale e quanta strada percorrere: dipende da dove si proviene, dal tempo che si ha a disposizione. Neppure è rilevante la velocità del camminare, che dipende dalle proprie condizioni fisiche, ma anche dal proprio carattere,dagli interessi, dalle aspettative che si hanno. Quindi il cammino sicuramente non è né dovrebbe essere interpretato come un percorso codificato, una marcia competitiva, un
itinerario turistico.
Perché?
Più difficile, se non impossibile, è definire quello che dovrebbe essere il cammino. Lasemplice definizione che abbiamo proposto, contiene due elementi importanti: la valenza religiosa del pellegrinaggio e il contesto storico in cui si svolge. La prima è stata sin
dall’origine essenziale, sia pure strettamente dipendente dal ruolo istituzionale e dalle funzioni di controllo sociale che la Chiesa ha storicamente svolto. Oggi questa motivazione non è più determinante, e comunque non è esclusiva. Relativamente pochi sono i
pellegrini che indicano motivazioni esclusivamente religiose. Le risposte più frequenti indicano motivi genericamente "spirituali", il bisogno di trovarsi soli con se stessi, di poter riflettere, di allontanarsi dallo stress quotidiano, di misurarsi con se stessi in un’impresa
ritenuta notevole sul piano fisico e ancor più su quello mentale. Altre risposte parlano di fascino derivante dalla storia del cammino, dai segni d’arte e di storia. Insomma, le risposte non sono mai categoriche e indicano in genere un’insieme di motivazioni. Di fronte a questo varietà di risposte si può dire che ogni pellegrino ha diritto di interpretare il cammino come crede: nelle motivazioni, nella scelta del percorso, nei tempi di percorrenza, nella quantità di energie da spendere, nel livello di sofferenza da accettare, nelle gratificazioni da ricercare. Perché la verità di cui tutti i pellegrini, alla fine, si rendono conto è che l’importanza del cammino non è rappresentata dalla meta che si raggiunge, ma è insita nel fare il cammino stesso. "Una volta si andava sul cammino per salvarl'anima, ora ci si va per trovarla".
Soli o in compagnia?
La risposta non è affatto scontata. La compagnia arricchisce, anche perché nel cammino si vive in un microcosmo particolare, protetto, privo di stress e aggressività: ne segue che irapporti interpersonali si sviluppano in un ambiente favorevole. C’è molto tempo per
parlare, ed anche per starsene in silenzio. In compagnia si sopporta meglio la fatica, ci si aiuta nei momenti di difficoltà e di depressione: da soli tutto diventa più difficile. Se si ha un buon compagno di viaggio, ben conosciuto, affiatato, con il quale si condivide l'interesse per il cammino, simili capacità fisiche, simil esigenze, con il quale si è in grado di essere sinceri e manifestare senza remore i propri bisogni, allora la compagnia va bene; in caso contrario molto meglio soli: si evitano tensioni, incomprensioni, non si devono fare rinunce o sacrifici, ci si sente insomma più liberi. Stare soli in questo caso consente di seguire meglio i propri ritmi interiori, ascoltare meglio le voci che vengono dal di dentro, assecondare meglio le esigenze del proprio fisico e della propria mente. Essere soli consente di fare più facilmente amicizia, di aggregarsi senza problemi a gruppi di persone, per poi magari staccarsene dopo un giorno, dopo due, dopo dieci, con la facilità di incontro e con la provvisorietà dei rapporti che è così caratteristica del cammino. Avere uncompagno di viaggio può creare obblighi di reciproca "fedeltà" che in alcune occasioni possono costituire un freno. Avere un compagno di viaggio non deve diventare comunque un limite; può capitare, e capita, di avere l'esigenza di stare un po' da soli, magari anche un'intera giornata: è segno di un rapporto equilibrato con il compagno prendersi e concedere questi momenti senza timore di offendere l'altro. I percorsi più duri è meglio invece farli in compagnia (affiatata, s'intende), sia per vincere meglio il peso della solitudine, sia per affrontare meglio gli imprevisti (strade sbagliate, maltempo, mancanzadi albergue, sicurezza). Non ci sono pericoli particolari che sconsiglino di camminare da
soli, neppure se si tratta di donne: d'altra parte chiunque ha fatto il cammino può testimoniare quante siano le persone che intraprendono il camminano sole.
A quale età?
Non esiste un'età privilegiata per fare il cammino: il cammino è per tutti, tutti lo possono fare, purché lo vogliano. Il requisito principale è la volontà forte, non un fisico bestiale. Si può quindi fare a tutte le età: naturalmente ciascuno, a seconda della propria preparazione
e delle proprie forze, potrà fare più meno km al giorno. Ma questo è un altro problema. È importante avere chiaro e ribadire il principio che tutti possono fare il cammino, basta chelo vogliano.
Fonti: Pellegrinando.it, Camminodisantiago.it e Web.tiscali.it/santiagopda, alcuni tra i tanti
siti Internet che trattano diffusamente del Cammino di Santiago.

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